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Il metodo Marchionne & company... come importare il modello di lavoro cinese, dopo essersi sbarazzati di tutto il resto...
0Qualche mese fa, concludevo un mio pezzo sul «Fatto» riguardo ai più stravaganti e masochistici corsi di «autostima» promossi dalle aziende, evocando la condizione di asservimento e adattamento all'asservimento – come modo proprio di concepire il proprio rapporto con i datori di lavoro e con il potere in termini servili – incarnata nel mitico ragionier Fantozzi... che però, da gran fallitto, da gran professionista del fallimento, aveva almeno lo slancio suicida e, a suo modo eroico, di chi è capace ancora di tirare su la schiena e urlare in un'ebrezza istantanea di libertà: «La corazzata Potiomkin è una cagata pazzesca!», a costo di finire su un tetto a fare, emblematicamente, il parafulmine.Oggi, invece, mi sembra che non si riesca nemmeno a concepire quell'ebbrezza lì. Si è falliti senza avere nemmeno spesso la consapevolezza di esserlo, pensando piuttosto che il fallimento sia una condizione temporanea, una «contingenza», dovuta a quella parolina ripetuta come un mantra per mascherare tutte le politiche economiche fallimentari... quella parolina magicissima che è «globalizzazione» o «globalizzazione della crisi» che... miracolosamente, appena pronunciata, toglie i peccati del mondo rimettendoli al mondo intero, e dunque a nessuno in particolare. Evelina Santangelo |
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